- introduzione
- 1. La prima confusione:le differenze epistemologiche
- 2. Confusioni all'interno del gruppo degli interventi psicoeducativi
- 3. Differenze di "scuola" all'interno degli approcci
psicoeducativi
- 4. L'intervento psicoeducativo moderno
- 5. La realtà dell'intervento psicoeducativo oggi
in Italia
- 6. Conclusioni
- 7. Bibliografia
Purtroppo la confusione non si risolve del tutto con una scelta epistemologica. Infatti gli operatori e i genitori hanno difficoltà ad orientarsi anche davanti alle diverse proposte che condividono una scelta scientifica.
L'ingresso nel nostro paese di informazioni sugli interventi per l'Autismo di tipo Psicoeducativo, derivati dalle nuove conoscenze sviluppate soprattutto in ambiente anglosassone, ha portato a un fraintendimento foriero di gravi conseguenze: l'idea che le varie facce e i vari aspetti dell'intervento psicoeducativo fossero in realtà metodi di cura contrapposti; e che quindi ognuno di questi metodi fosse adatto a diverse esigenze, a diverse età, a diversi problemi. Per esempio: "Teacch" per le autonomie e il "cognitivo", TED per lo scambio sociale, CAA per la comunicazione,, ABA per i bambini piccoli, ecc. Questa confusione ha come principale effetto la difficoltà di creare operatori in grado di affrontare la complessità del disturbo dello sviluppo di tipo autistico con interventi complessi. Mantiene l'illusione che attività settoriali,che possono essere parte importante di un intervento psicoeducativo, possano avere lo statuto di Terapie. Senza la consapevolezza che l'intervento psicoeducativo può avere diverse facce e che può contenere modalità di lavoro da applicare ad aspetti specifici, si può facilmente dimenticare che l'intervento ha da essere generale, unitario, e rivolto ai numerosi diversi aspetti della vita e dello sviluppo del bambino.
Voglio mettere in evidenza un altro tipo di confusione, presente anche all'interno del campo psicoeducativo, che spesso non aiuta genitori ed operatori a orientarsi con chiarezza nelle scelte di intervento: la confusione che deriva da una disattenzione, da una dimenticanza. Spesso dimentichiamo che i numerosi concetti con cui definiamo ciò che conosciamo sono organizzati secondo livelli logici gerarchici, e disinvoltamente li mescoliamo.
Non distinguiamo né utilizziamo con ordine filosofia (e con essa epistemologie e metodologie), organizzazioni, strategie, tecniche, strumenti.(vedi tab.1)
Questi diversi "oggetti" contribuiscono potentemente a migliorare e rendere efficace l'azione solo se sono ordinati e coerenti; invece con estrema facilità diamo loro diversa dignità logica a seconda di quello che viene comodo.
Con questa confusione si finisce per affidare i bambini, i genitori, le famiglie, a persone che magari conoscono uno strumento, o alcune strategie, o un "metodo" anche aggiornato e pertinente; ma che non hanno una visione generale aggiornata e coerente del problema autismo. Rischiamo di introdurre, proporre, propagandare, insieme con strumenti o tecniche, anche filosofie o teorie sull'autismo, o valori e scopi dell'intervento, che invece meriterebbero scelte al livello logico superiore. O, al contrario, rischiamo a volte di far credere che l'uso di uno strumento diverso da quello che utilizza un collega comporti automaticamente una contrapposizione al livello dei valori o degli scopi o delle filosofie, mentre strumenti diversi potrebbero essere tranquillamente usati da chi ha filosofie perfettamente concordanti.
Facciamo degli esempi: se cerco di intervenire seguendo le linee dell'organizzazione TEACCH (Schopler, 1997), ho una filosofia, ho una metodologia (es. coinvolgimento dei genitori, diagnosi DSMIV, valutazione individuale, pianificazione di curriculum secondo priorità di sviluppo o funzionali a seconda dell'età, e condivise con la famiglia); dispongo di varie strategie per favorire la collaborazione, l'interesse, la riduzione dei comportamenti problema, l'apprendimento, conosciute come strategie di educazione strutturata; uso tecniche (costruzione di lavori indipendenti, tecniche di analisi del compito, prompt, fading del prompt, token economy, rinforzo, prevenzione dei comportamenti disturbanti); e ho strumenti (PEP, AAPEP, e tutti i mezzi concreti che uso per applicare le strategie che ho scelto). Osservando l'applicazione di un qualsiasi altro modello di intervento psicoeducativo, per es.l' ABA, o il Denver Model, o il modello da me costruito, insegnato, praticato prima a Milano e poi ad Agordo (Micheli, 1997; Xaiz e Micheli, 2001) si potranno notare, in ognuno di questi livelli gerarchici, alcune differenze e anche molte somiglianze, come vedremo meglio più avanti. Anche se questi diversi modelli di intervento psicoeducativo condividono la stessa filosofia di fondo, possono essere tra loro confrontati in termini di somiglianze o differenze, e posso cercare di valutare in modo comparativo la loro efficacia, perché la parità di livello logico mi autorizza a considerarli confrontabili tra di loro. Al contrario se dico per esempio "non faccio il Teacch, faccio il Portage",, faccio una confusione di livelli logici: contrappongo una linea generale di intervento a uno strumento, aggiungendo il paradosso che seguendo la linea generale Teacch posso molto bene e utilmente usare il Portage; se uso il Portage, che non è altro che uno strumento, che linea generale sto seguendo?
Un altro esempio: se usi le strategie di educazione strutturata sei contro l'integrazione dei bambini autistici con i normali, se usi la psicomotricità di gruppo sei favorevole all'integrazione. No! La scelta tra integrazione e non integrazione si pone al livello degli scopi e dei valori, e va fatta a quel livello; una volta fatta la scelta, potrò trovare utili per raggiungere lo scopo diversissimi strumenti.
Una accurata informazione su questo è responsabilità nostra, di chi costruisce cultura in questo campo. Occorre evidenziare la chiara gerarchia dei livelli logici delle cose di cui stiamo parlando. Un'altra conseguenza della confusione nella gerarchia dei livelli logici è il fatto che senza volerlo incoraggiamo lo sviluppo di "operatori specialisti in autismo" che in realtà hanno appreso solo alcune strategie, o hanno appreso l'uso di alcune tecniche, o conoscono strumenti, certamente aggiornati e validi. Dato che nel nostro paese le forme dominanti di "presa in carico" generale del problema di un bambino non sono di tipo psicoeducativo, ecco che l'uso di queste strategie o strumenti, venduti come "metodo", viene contrapposto alla presa in carico generale. Questo è un errore: alla presa in carico generale di tipo psicodinamico non vanno contrapposti aspetti parziali, ma una forma di " presa in carico" generale di tipo psicoeducativo. L'efficacia della "presa in carico" generale di tipo psicoeducativo andrà confrontata con altre modalità di "presa in carico". Una volta fatta una scelta di campo a questo livello gerarchico, vedremo che gli oggetti posti a livelli inferiori saranno tranquillamente tutti compatibili, e quindi validamente confrontabili tra di loro per efficacia, efficienza, costi, benefici, ecc.