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La scelta dell'intervento terapeutico per l'autismo o altri Disturbi Pervasivi dello Sviluppo: confusioni, differenze e linee guida

Enrico Micheli


Indice

- introduzione
- 1. La prima confusione:le differenze epistemologiche
- 2. Confusioni all'interno del gruppo degli interventi psicoeducativi
- 3. Differenze di "scuola" all'interno degli approcci psicoeducativi
- 4. L'intervento psicoeducativo moderno
- 5. La realtà dell'intervento psicoeducativo oggi in Italia
- 6. Conclusioni
- 7. Bibliografia

 

6. Conclusioni

Il chiarimento delle confusioni, la decisa scelta da parte degli operatori del campo, delle autorità sociali sanitarie ed educative di un approccio scientifico al trattamento dell'autismo potrebbe favorire nel nostro paese lo sviluppo di organizzazioni, pubbliche e private, in grado di offrire servizi di trattamento psicoeducativo alla maggioranza dei bambini autistici, un servizio precoce e intensivo per i bambini e opportunità di trattamento e di aiuto in tutte le fasi del ciclo di vita e di ottenere l'agganciamento serio delle strutture scolastiche al progetto psicoeducativo, con cambiamenti in primo luogo dell'organizzazione della scuola, cambiamenti che rendano possibile l'educazione di bambini autistici nella scuola di tutti.

In attesa di queste mete, che oggi ci sembrano utopiche, potrebbe essere possibile intanto potenziare, rafforzare i centri, pubblici e privati, che hanno fatto la scelta psicoeducativa, ampliare la formazione e la corretta informazione, permettere ai centri di fare esperienza, di elaborare le loro modalità di intervento, nel rispetto delle caratteristiche note che rendono l'intervento efficace, in un confronto leale che permetta lo scambio e l' elaborazione di modalità comuni tra i centri, differenziate a seconda del tipo di necessità e del tipo di bambino. Potrebbe essere possibile estendere una rete di sperimentazioni che coinvolgano le scuole e che creino gruppi di insegnanti formati e motivati, che possano lavorare nel settore per più anni continuativi, che possano creare sperimentazioni anche di nuove forme organizzative dell'educazione dei bambini autistici nella scuola di tutti, evitando la continua dispersione di energie e di risorse.

Dove ciò non sarà possibile, occorre cercare soluzioni individuali: cercare un Neuropsichiatria Infantile, o uno Psicologo che faccia correttamente la diagnosi, valuti il bambino e indirizzi il lavoro, effettuato da un terapista, dai genitori, da insegnanti volonterosi, sulla traccia di uno qualsiasi dei filoni di intervento psicoeducativo. Seguire questa traccia in modo coerente, rigoroso ma flessibile, facendo i conti con le caratteristiche del bambino e con la formazione e lo stile degli operatori coinvolti. Chiedere alla scuola che usi il tempo, almeno in parte, per insegnare al bambino abilità utili alla portata del bambino. Cercare di selezionare assistenti, educatori, terapisti privati, che seguano i filoni psicoeducativi, cercando di mediare e di evitare che si creino conflitti. Mantenere i nervi saldi e continuare ad aggiornare le conoscenze, per evitare che l'insoddisfazione per la cattiva organizzazione, che produrrà risultati scarsi, o per i tempi lunghi di miglioramento del bambino producano, anziché un sostegno per migliorare e affinare gli strumenti conosciuti come efficaci, il continuo passaggio da un approccio all'altro, o il tentativo di affidarsi all'ultima novità non ancora validata o consolidata.

 

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